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lunedì 27 dicembre 2010

E FU BUIO.

Era buio, un buio scuro e vuoto e non vedevo nulla intorno a me, tranne la mia speranza e il mio libro che mi portava compagnia, l’unico che mi portava compagnia ed era un fedele amico, l’unico su cui potevo contare. Una luce soffusa sopra di me accompagnava i miei occhi che pian piano leggevano delle parole piene ed intense di significato. Vedevo delle immagini davanti a me, non delle parole. Io non stavo leggendo, stavo vedendo la dolce storia di due innamorati persi, un amore ostacolato da una società che non permetteva la gioia di due povere creature. E’ davvero cambiata la società di oggi? Riflettevo.  Non ho mai reso importante nessun amore, nessuno. Ma cos’è davvero quell’amore di cui parlo? E’ sicuro fosse amore? Riflettendo mi alzai e mi affacciai alla finestra. Continuavo a vedere come un alone che mi rendeva la vista scarsa e mi faceva vedere come se fosse tutto bruciato, annebbiato e scuro. Avvicinai il libro agli occhi e vidi una cosa strana, le pagine del libro non apparivano scure bensì luminose e piene di colore. Con fatica poggiai il libro sul davanzale della finestra con l’intenzione di dirigermi verso il bagno per darmi una sciacquata. Mi sentivo pesante, come se fossi un elefante. Provavo a camminare ma non ci riuscivo, le gambe erano come dei grossi pesi che incidevano notevolmente con il lavoro dei piedi che sentivo come delle foglie rinsecchite d’autunno.  Presi con la punta delle dita il libro e mi coricai sul letto affannato, proprio come se avessi fatto qualcosa di faticoso. Mi mancavano pochi righi alla conclusione del racconto, lo finì. Subito udì un frastuono e un rumore assordante, un colpo in petto e poi come se ci fosse un coltello che allargava la piaga. Il mio respiro diminuiva precipitosamente come la mia speranza di vita. Ero arrivato alla fine dei miei giorni. Mi sentivo proprio come Don Abbondio nella storia che stavo leggendo, mi sentivo un vaso di terracotta in mezzo a tanti vasi di ferro. Come evitare la morte? Non potevo, dovevo abbassare la testa alla presenza del nome morte. Il coltello continuava a scavarsi un buco dentro di me mentre al di fuori tutto quello che poco prima era bruciato e scuro era diventato nero e buio del tutto. I miei occhi si chiudevano da soli, è arrivata la mia fine mi dicevo. Pian piano, la luce scompariva e fu del tutto buio proprio come il tramonto dopo l’alba. Addio mondo, addio cielo.


S I M O N E

2 commenti:

  1. E poi di nuovo la luce! Spero prosegua così il tuo racconto..
    Sai quante volte verrà a farti compagnia il buio? Io lo conosco bene. Per evitare che mi trascini nella sua morsa micidiale penso alle onde del mare, a paperino, al gelato, ai film di totò, alla musica, ad un passo di danza, ai pattini a rotelle, alle caramelle (quelle gommose e alla liquirizia), a mio padre. Mi torna il sorriso :)
    Ciao Simo'!!
    Continua a scrivere, io ti leggo sempre!

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  2. Certo Sara! :)
    Questo è un racconto che ho pubblicato perchè scritto per un concorso a cui ho partecipato! Hai ragione, in fondo quello che è più importante nella vita è non abbattersi mai, no? Non abbandonare mai quel sorriso che il più delle volte vuoi a tutti i costi! :)

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